Fabrizio Moro: “‘Figli di nessuno’ è un lavoro benedetto” – Video

La Hit Chart Top 20 di Radio Kaos Italy con Matteo Magazzù e Claudia Maria Loiacono ha incontrato Fabrizio Moro in occasione della sua prima data dell'instore tour che si è svolta a Discoteca Laziale per incontrare i fan in occasione dell'uscita del nuovo album "Figli di nessuno". Il cantautore romano è stato nel famoso negozio di dischi per più di 6 ore a firmare autografi.

Figli di nessuno” è il nuovo album di Fabrizio Moro che arriva a due anni di distanza dal precedente “Pace”. Undici brani in cui l’artista non abbandona il linguaggio schietto, diretto e senza filtri che lo contraddistingue, unito all’idea di riscatto e autodeterminazione.

L’inconfondibile timbro di Moro ancora una volta torna a far emozionare e riflettere, grazie alla capacità di parlare alle persone colpendo non solo il cuore, ma anche la mente. Musicalmente, si spazia dal rock di “Quasi” alla dolcezza dell’arrangiamento di “Come te”, un’atipica scelta melodica che si discosta dallo stile che di solito predilige Fabrizio (tutte le info sul tour di Fabrizio Moro).

Raccontati com’è nato questo lavoro…
Io lo definirei un lavoro benedetto perché arriva in un momento in cui sono praticamente sono senza energie psichiche e fisiche. C’è stato un tour di 130 date in due anni, un Festival di Sanremo e un Eurovision Song Contest, quindi una serie di impegni molto intensi. Ogni volta che mi mettevo al pianoforte o imbracciavo la chitarra, arrivavano le cose giuste e non era mai capitato, in nessuno dei dieci album che ho prodotto.

In “Me’ nnamoravo de te” c’è un percorso tuo, ma anche in generale dell’Italia nelle varie annate: com’è nato il brano e, secondo te, com’è cambiata la musica?
È nato perché ispirato dal film “La mafia uccide solo d’estate di Pif”. Mi è piaciuto il punto di vista del regista, infatti ha usato una storia d’amore tra due bambini per raccontare gli avvenimenti drammatici che sono avvenuti in quegli anni in Italia. Io ho cercato di fare la stessa cosa. Ho descritto tutta la storia che ho assorbito dagli anni Settanta, anni in cui sono nato, fino agli anni Novanta, quando ero adolescente, ricordando le figure intellettuali, poetiche, politiche che mi hanno più colpito, mentre l’unica cosa che non cambiava, mentre l’Italia cambiava, era l’amore per la stessa ragazza incontrata a 5 anni.

Come ti stai preparando al tour?
Ogni volta che siamo in studio a preparare i brani, pensiamo già a come suonare dal vivo. Ogni cosa è proiettata sul palco. Il palco è la cosa più importante del mio lavoro. È solo attraverso il live che ho potuto raccogliere tutto quello che ho oggi. Attraverso i concerti posso esprimermi a 360 gradi.